16 maggio 2014

Stick it to the Man - Recensione

Vi siete mai chiesti quale sia il genere di titolo che vorreste sempre vedere riproposto, il vostro genere preferito, il gioco che sia intrattenimento allo stato puro? Con il passaggio generazionale certe domande sono mutate, hanno perso sostanza, e ad oggi si pensa molto spesso a quale titolo si speri fuoriesca dalle mura delle più grandi industrie produttrici di videogiochi. Titoli che come caratteristica primaria abbiano una super grafica, poi contenuti social e un multiplayer all'altezza. Possibile che il videogaming si debba ridurre ad una così infima domanda di mercato? Possibile che per stupire servino risoluzioni da urlo e che per vendere si debba per forza investire su massicce operazioni pubblicitarie? Fortunatamente al mondo esistono giovani appassionati, ragazzi creativi che sanno il fatto loro a riguardo del vero e più sincero intrattenimento videoludico. Stiamo parlando degli Zoink, che di materia grigia ne hanno tanta e sanno bene come applicarne le potenzialità per risollevare l'interesse dei più sopiti videogiocatori. Stick it to the Man ne è il riscontro.

Ray è un collaudatore di caschi di protezione da cantiere, un semplice umile lavoratore che, in un giorno come un altro, verrà sconvolto da un inaspettato quanto ambiguo evento. A qualche centinaia di metri di altezza da lui, un aereo cargo si lascerà cadere un pacco di vitale importanza. Al nostro sfortunato protagonista altro non potrà succedere che essere colpito in pieno dall'oggetto in caduta libera. Qualche ora passata incosciente, qualche benda, e dopo poco Ray si accorgerà che in lui qualcosa di strano sta per accadere; o meglio, in lui qualcosa di alieno (di nome Ted) si è infiltrato e sta per scatenare l'inimmaginabile. Una mano per l'appunto, che solo lui può vedere, sembra fuoriuscirgli dalla testa, e ben presto scoprirà di poterne far uso in modi assai particolari.
Una breve premessa che ci introduce nei meandri di un titolo complesso e studiato stilisticamente, ma molto intuitivo sotto il punto di vista pratico. Stick it to the Man infatti è un platform game a scorrimento orizzontale, i personaggi a schermo e l'ambiente nel quale si ritrovano sono del tutto bidimensionali e la peculiarità di tale gioco risiederà proprio nell'utilizzo di tale "arto cerebrale" in grado di conferire freschezza in un mondo altrimenti piatto e solo all'apparenza monotono. Grazie ad esso infatti non potremo solo spostaci per lo scenario, ma addirittura leggere nella mente degli strampalati personaggi che riempiono lo scenario di gioco. Tale potere permetterà noi di decifrare ogni più insito desiderio e pensiero, capace di guidarci verso la risoluzione degli enigmi e delle esilaranti circostanze entro le quali ci incapperemo con il nostro Ray. Fondamentalmente altro non basterà che alternare fasi di ascolto a fasi di ricerca degli adesivi giusti da dover associare ad ogni evento. Proprio gli adesivi infatti sono la parola chiave del titolo, in grado di sbloccare elementi utili al proseguimento della storia o dialoghi secondari davvero imperdibili. In riferimento alla trama, seppur molto breve e suddivisa in 10 capitoli (alcuni dei quali però talmente corti da essere considerabili come non interattivi), non vi è nulla da eccepire. La sceneggiatura di Stick it to the Man è sublime, i dialoghi si susseguono ricchi di articolate elucubrazioni in maniera piacevole e, poter udire il subconscio di ogni abitante mediante il microfono del dualshock 4, immerge totalmente chi ascolta in un'atmosfera magistralmente ideata.
Entrando più nel dettaglio, il prodotto Zoink stupisce per via di un uso sconsiderato di riferimenti macabri, satirici, disgustosi e a tratti profondamente no-sense, celati semplicemente dietro ad innocenti sagome di cartone. Artisticamente è difficile eguagliare tale livello di dettaglio e cura dei personaggi, tutti definiti caratterialmente in maniera molto fine, e caratterizzati da un doppiaggio di prim'ordine. L'humor più nero è accompagnato da una soundtrack di egual sfumatura; melodie jazz acide si conciliano perfettamente con l'essenza del gioco, proprio come l'odore di sigaro ed il fumo annebbia i locali nei quali generalmente si suonano. Un racconto affascinante alternato da sedute di psicoanalisi, fughe rocambolesche da manicomi e incontri ravvicinati del terzo tipo, il tutto collocato in una cittadina che sposa egregiamente una bidimensionalità voluta e necessaria ai fini di una buona riuscita scenografica. Questo è l'acquisto obbligatorio da dover compiere per il mese di maggio, a maggior ragione perchè completamente gratuito per gli abbonati Playstation Plus. Finalmente ogni tanto un videogioco come Stick it to the Man vede luce, e si fa promotore di un ideale sano che ogni sviluppatore dovrebbe condividere. Ai videogiocatori servono fonti di spensieratezza ed ispirazione che solo saltuariamente sopraggiungono grazie ad indie e piccole produzioni geniali. Un monito importante alle grandi industrie a questo punto: va bene la grafica "spaccamascella", ma ogni tanto insieme a quest'ultima, tirate fuori...il cervello ed un pizzico di creatività in più!


VOTO: 8

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...