20 agosto 2014

Metrico - Recensione

Come per il cinema, anche nei videogiochi alcune opere tendono ad incanalare i propri flussi di riuscita verso unici obiettivi; per questo avremo giochi caratterizzati da grafiche mozzafiato, da racconti coinvolgenti o semplicemente avventure grafiche nelle quali lasciar ritrovare (anche se non sempre) un significato in quanto sperimentato programmando. Lavori di quest'ultimo genere molto spesso sono intrapresi da team di sviluppo indipendenti e minuscoli, che tendono ad impiegare tutto il loro talento crescente, cercando di scandagliare ogni elemento attorno a loro per poterne ricreare un concept originale e fantasioso. I Digital Dreams sono una squadra di sviluppatori di appena tre persone, vivono nei Paesi Bassi, e hanno avuto la stramba idea di ambientare lo svolgimento delle loro elucubrazioni creative ideali, in una dimensione gestita da infografiche, per dare vita ad un gioco come Metrico.

Il titolo di cui sto parlando si compone di pochi elementi. Un personaggio (uomo o donna) stilizzato, uno sfondo apparentemente statico e tanti, ma tanti grafici, fra istogrammi, diagrammi a torta ed onde armoniche sempre in salita ed in discesa. Catapultati nel nulla, senza alcuna istruzione, dovremo farci strada basandoci inizialmente sul nostro intuito ed in seguito risolvendo enigmi ambientali di vario genere. Metrico si sviluppa superficialmente come un platform, entro il quale risiede comunque un'essenza particolare e soggetta, dall'esterno, ad ogni interpretazione di sorta in relazione al suo significato, ognuna sempre giusta e sempre sbagliata. Non è possibile decifrarne nulla poichè i numeri dei grafici non ci dicono alcunchè, eppure alla fine di ogni livello la scelta di quale porta aprire fra le due proposte ci tiene in stallo, come se davvero vi fosse un'importanza di fondo dietro una decisione del genere. L'aspettativa sale ad ogni fase superata, e la voglia di capire, di dare un riscontro alla nostra teoria a riguardo, fa funzionalmente da traino verso un finale libero di esser considerato tale o meno.
All'inizio il salto sarà l'unica azione che ci permetterà di meccanizzare l'ambiente di gioco bidimensionale. Gli enigmi consisteranno nel far salire, scendere o scorrere grafici di statistiche all'unisono o in maniera alternata, il tutto consentendoci di proseguire verso i successivi. Dovremo tener conto delle assi X ed Y del piano sul quale ci muoveremo poichè, al variare di queste coordinate, varieranno anche la crescita o la caduta dei picchi dell'istogramma facente parte del piano stesso.
Se inizialmente la risoluzione di tali rompicapo risulterà immediata e abbastanza lineare, con lo scavare nel mondo di statistiche di Metrico, vi imbatterete in difficoltà man mano crescenti e sempre più ardue. L'immediatezza nel risolvere verrà subito sostituita da una necessità sempre maggiore di attenzione e programmazione di ogni spostamento, e la linearità in alcuni frangenti sarà forzatamente interrotta dal bisogno di dover necessariamente morire e rigenerarsi presso appositi punti di controllo. La ricerca di collezionabili oltretutto aumenta la complessità generale del titolo, riuscendo a soddisfare ogni giocatore in cerca di sfide astruse. Ciò che inficia tuttavia il prodotto è sicuramente la longevità, poco presa in considerazione in fase di programmazione, risultando esigua. Il gioco per l'appunto sarà completabile in circa tre ore scarse. Come se non bastasse, l'esperienza totale viene gradualmente smorzata dalle interminabili fasi di caricamento per ciascun livello, e alcune volte da una gestione del frame rate in-game davvero poco curata che va a macchiare, con movimenti a scatti inspiegabili, la fluidità di successioni  di infografiche colorate e danzanti. Graficamente parlando infatti Metrico ci delizia in ogni istante con livelli curatissimi dal punto di vista dell'accostamento cromatico, sia per quanto riguarda il campo orizzontale percorribile dal nostro personaggio, sia per quanto riguarda l'asse Z di profondità di campo, sempre variopinta e sensibile ai nostri movimenti. Il tutto scorre e si sostanzia su una schiuma melodica impercettibile, presente in ogni quanto dell'universo di percentuali nel quale ci muoveremo. Musiche elettroniche, alle volte pungenti come spilli, altre ancora morbide e soft come nebulose, ci accompagneranno e si comporranno ad ogni passo, ad ogni enigma ambientale risolto.
Il primo videogioco Digital Dreams non delude del tutto, malgrado importanti pecche per quanto riguarda la durata dei caricamenti (che sarebbero stati risolvibili con un po più di lavoro, essendo la mole di elementi da dover caricare davvero minimale), insieme a qualche calo di frame di troppo ma mai compromettente l'esperienza in toto.
Tuttavia lo scopo del gioco forse è raggiunto egregiamente, lasciandoci viaggiare in una dimensione parallela, o meglio interna ad ogni cosa, quella dei numeri e degli equilibri universali prestabiliti. Forse ci vedrò troppo io, o forse ci vedrete poco voi, e poco importa perchè ogni considerazione in Metrico può essere calcolata giusta e sbagliata in una marea di probabilità, in una marea di scelte e decisioni, proprio come quelle che ci si presenteranno appunto sotto forma di porte da aprire al termine di ogni capitolo. Porta rossa o porta blu? Pillola rossa o pillola blu? E ad ogni decisione saremo solo un numero in più ed un numero in meno del grande diagramma circolare posto sopra di noi, che ci mostrerà chi in precedenza ha attraversato la porta di un colore e chi di un altro. Vedeteci un'apparente importanza nella porta che opterete di aprire; vedeteci il fatto che magari tutto ciò non avrà senso poichè oltre ogni soglia risiederà sempre e comunque lo stesso nuovo livello; vedeteci che magari oltre un prestabilito grafico, basato su una prestabilita percentuale di inutili scelte individuali che portano sempre alla stessa cosa predeterminata, esista una terza porta, attraversata da pochi, oltre la quale ci si disancora da ogni legge fisica, naturale, matematica, numerica, per raggiungere un Assoluto governato da altro.

VOTO: 7

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