La vita del pirata consiste di poche cose. Il pirata stesso lascia che l’immagine idealizzata di trasandatezza e sciatteria si rispecchi profondamente nella propria persona: costantemente in mare, si risciacqua del sudiciume che permane sulla sua pelle con acqua salata di qual si voglia oceano; i pirati bevono, cantano e ballano, ispirati da forti convinzioni, che li rendono oltretutto garanti di uno status imprescindibile umano ma che molto spesso viene a mancare e non viene garantito in istituzioni, governi e stati. La Libertà. Ebbene sì, solcano oceani, razziano vascelli, combattono a suon di esplosioni di cannoni con spade sguainate, in nome della Libertà.
Potremmo pensare che dopotutto non sempre il fine giustifica i mezzi, poichè questi ultimi potrebbero snaturarlo e privarlo della propria purezza, come in questo caso. Ma la storia di Edward Kenway ci insegna altro e soprattutto che non sempre l’ascendere ad una condizione di bene e giustizia spetta ad un eroe candido.
1715, Capo Bonavista. Nel bel mezzo di una tempesta, la nave sulla quale Edward presta servizio si trova ad esser ingaggiata da navi nemiche intente nell'affondarla. Rovinosamente la vicenda terminerà con il naufragio del protagonista su un’isola, sulla quale si accorgerà di esser capitato proprio con il capitano della ciurma che qualche istante prima aveva fatto saltare in aria la propria imbarcazione. Da questo momento in poi Edward, dopo aver scoperto che questi fosse in realtà un Templare sotto mentite spoglie, ed essendo entrato in possesso di una lettara la quale lo invita a recarsi presso il governatore de L’Avana, intraprenderà un’epopea a dir poco complessa. La struttura narrativa infatti procede molto lentamente, si districa in più substrati, e consente perciò digressioni e retrospezioni (flashback) per presentare a tutto tondo quasi ogni personaggio principale e secondario incontreremo nel corso del nostro viaggio. Il giovane Kenway è un intraprendente ragazzo, voglioso di ricchezza e soprattutto di potere. Grazie alla sua audacia e al suo carisma infatti, non impiegherà molto affinchè riesca nell’intento di raggruppare una delle più temibili ciurme abbiano mai navigato il mar caraibico. Ovviamente le parole non basteranno, ed è per questo che il pirata che saremo tenuti a gestire sarà dotato non solo di un’agilità sopraffina, ma di un’abilità senza eguali una volta impugnata un’arma bianca. Che sia una sciabola, uno stiletto od un fioretto, Edward, grazie al migliorato sistema di combattimento, riuscirà con movenze spettacolari a disimpegnarsi degli avversari. Questa volta però non con la stessa facilità riscontrata nei capitoli precedenti. Saranno perciò quasi sempre 4 i nemici che ci si pareranno in gruppo davanti, ognuno con una propria peculiarità di approccio alla battaglia. In questo nuovo capitolo comunque saremo dotati di quattro bocche da fuoco da poter equipaggiare e delle quali poter usufruire contemporaneamente, anche in corsa. Questa nuova aggiunta e la difficoltà leggermente riequilibrata, comporta sicuramente freschezza e maggior divertimento in fasi nelle quali il senso di onnipotenza era il primo a farsi padrone.
Se per le sezioni a terra l’aspetto generale rimane comunque invariato, non si può riferire la stessa cosa per quanto concerne le sezioni in mare. La nostra imbarcazione di fatto sarà gestibile con meccaniche già viste in Assassin’s Creed III e rivisitate per l’occasione. La Jackdaw sarà dotata di un sistema di guida, il quale varierà essenzialmente la propria celerità e manovrabilità di conseguenza alla cazzata o meno delle sue vele. Inoltre a prua saranno presenti cannoni anteriori capaci di sparare coppie di palle legate fra loro da un rozzo catenaccio; a poppa la possibilità di sganciare barili esplosivi; su ogni lato invece il vascello pirata potrà annettere man mano cannoni sempre più numerosi e potenti in grado di danneggiare pesantemente i malcapitati di turno. Proprio in riferimento a questi ultimi le opzioni da poter scegliere una volta resi inermi saranno: abbordare o affondare. Se nel secondo caso la nave nemica, per forza di cose e per via di qualche foro di troppo nello scafo, sarà costretta a stagliarsi sul fondale marino rilasciando solo una parte del prezioso carico trasportato, nel primo caso avremo l’occasione di finalizzarne la presa dell’intero solo dopo aver decimato i membri sopravvissuti, molto spesso ben equipaggiati.
Se per le sezioni a terra l’aspetto generale rimane comunque invariato, non si può riferire la stessa cosa per quanto concerne le sezioni in mare. La nostra imbarcazione di fatto sarà gestibile con meccaniche già viste in Assassin’s Creed III e rivisitate per l’occasione. La Jackdaw sarà dotata di un sistema di guida, il quale varierà essenzialmente la propria celerità e manovrabilità di conseguenza alla cazzata o meno delle sue vele. Inoltre a prua saranno presenti cannoni anteriori capaci di sparare coppie di palle legate fra loro da un rozzo catenaccio; a poppa la possibilità di sganciare barili esplosivi; su ogni lato invece il vascello pirata potrà annettere man mano cannoni sempre più numerosi e potenti in grado di danneggiare pesantemente i malcapitati di turno. Proprio in riferimento a questi ultimi le opzioni da poter scegliere una volta resi inermi saranno: abbordare o affondare. Se nel secondo caso la nave nemica, per forza di cose e per via di qualche foro di troppo nello scafo, sarà costretta a stagliarsi sul fondale marino rilasciando solo una parte del prezioso carico trasportato, nel primo caso avremo l’occasione di finalizzarne la presa dell’intero solo dopo aver decimato i membri sopravvissuti, molto spesso ben equipaggiati.
Il tempo trascorso navigando sarà molto, proprio per questo Ubisoft ha pensato bene di aumentare la varietà di azioni da poter compiere mentre viaggeremo sospinti da brezze marine. I collezionabili (tesori, frammenti di animus, mappe del tesoro, testi di canzoni piratesche, ecc…) saranno presenti in quantità sparsi non solo fra le isole ma anche sott’acqua. La caccia non si limiterà solamente a specie terrestri ma sarà consentita anche per specie marine. Vi saranno fortezze galleggianti da assaltare, navi leggendarie da scovare e far colare a picco. Insomma, un gran bel da farsi!
Quella che stiamo trattando ora è la versione Next-Gen del titolo, perciò in questa parte finale della recensione ne analizzeremo tutte le differenze con la controparte Current-Gen. Innanzitutto la chiave di tutto è: 1080p per 60fps stabili. Nella versione Playstation 4 (come per quella Xbox One) il tutto è molto più fluido, dalle movenze del protagonista (durante le fasi di camminata, corsa e addirittura arrampicata, quest’ultima accentuata dal superbo Level Design dei livelli di gioco) sino al muoversi della vegetazione di conseguenza alla direzione verso la quale tirerà il vento, che sia leggero venticello, burrasca o tempesta. La resa grafica è molto più pulita, le texture sono più dettagliate. Per quanto riguarda gli effetti particellari, il fumo rientra nella categoria degli elementi rigenerati partendo da zero. Ora quest’ultimo non sarà più una semplice texture ma un qualcosa di tridimensionalizzato, quasi vivo. Il sistema di illuminazione che varia all’alternarsi del giorno e della notte, è riprodotto molto realisticamente. I riflessi marini sono un qualcosa di stupefacente. Le onde del mare spumeggiano sulle loro creste e si accavallano proprio come solo un enorme corpo fluido animato perfettamente riuscirebbe a fare.
Assassin’s Creed IV: Black Flag è il sesto capitolo di una serie che ancora non contempla un epilogo. Procede di anno in anno, si rinnova progressivamente e ci trasporta in epoche e situazioni sempre nuove e particolari. La sceneggiatura sempre ben scritta, la caratterizzazione dei personaggi sempre ben riuscita, fanno già da traino per spingere all’acquisto gli amanti di storie ben raccontate, coinvolgenti e longeve. L’introduzione di interazione in prima persona nel mondo reale, nell’industria Abstergo, aggiunge una nota di novità e sicuramente aiuta l’apprendimento della questione “Assassini/Templari” che (non scordiamoci mai) consiste nel fulcro del titolo stesso. La versione Next Gen è ben curata, sicuramente migliore rispetto a quanto c’è di godibile su PS3 ed Xbox360, ma nulla di quanto ci viene propinato agli occhi ci fa urlare al miracolo, all’innovazione. Tranne per qualche pecca nel doppiaggio in italiano, di alcune penetrazioni poligonali durante specialmente le scene di intermezzo, Black Flag è un eccellente titolo che vi terrà impegnati per più di cinquanta ore di gioco, fra quest principali e altrettanto entusiasmanti e variegate subquest.
La ricerca della felicità e della libertà, parte dal mare.
VOTO: 8




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